Dante Farricella fotografo

Mi presento


 

Sono nato a Eboli, nel 1956. Eboli, sì, dove si è fermato Cristo, come mi sento dire da ormai troppi anni. Eboli che è in provincia di Salerno, in Campania e non in Lucania, come molti pensano.
Ho cominciato a fotografare quando avevo 9 anni, quando i miei genitori mi regalarono per la Befana una Bencini Comet 2. Ho ancora quelle prime foto.
Per me fotografare è sempre stato documentare la vita che mi scorre intorno, gli avvenimenti e le persone.
Ma che cos'è la fotografia? Questa domanda che si pone a tutti noi che scattiamo delle foto, ha avuto una risposta breve e lapidaria da parte di un bambino... "è un pezzo di carta con un'immagine sopra"... neanche Roland Barthes era riuscito a sintetizzare così.
E fotografare è quindi mettere su dei pezzi di carta la propria visione del mondo e della vita che ci scorre davanti... quindi tutto può essere fotografato.
Ognuno di noi all'interno di questo oceano che è la fotografia cerca il racconto di se stesso, delle proprie esperienze, del proprio io, e quindi sviluppa una sensibilità per il tipo di immagini che affollano la sua mente, il suo vissuto.
Personalmente mi vedo come un fotografo a due stadi... da una parte il narratore, colui che racconta tanti piccoli e grandi avvenimenti della propria vita e delle città che frequenta. Una fotografia descrittiva, situazionista se vogliamo. Una fotografia sempre partecipata, sempre fatta di cose che ti colpiscono e ti interrogano, mai lasciata ad un ruolo passivo, ma sempre con l'occhio di colui che narra del sociale, della propria città, dell'immigrazione, ma anche solo dei piccoli fatti che circondano la mia quotidianietà.
Dall'altro il sognatore, colui che in collaborazione con i propri soggetti costruisce fantasie oniriche, legami con altri "media" espressioni forse talvolta difficili da cogliere, ma che sempre scaturiscono da una follia creativa che viene dal più profondo del mio io e si misura e confronta con l'io del soggetto (che bello, si dice soggetto di una fotografia, non oggetto, ha quindi un ruolo attivo e non passivo) e insieme si va verso un noi creativo. In quest'ottica nasce il mio lavoro sul corpo, o meglio, i nostri lavori sul corpo.
Fotografare un corpo è come costruire uno scenario a propria misura. Si costruisce insieme, e si sviluppa solo con le proprie forme e la luce. Tutto parte dalla relazione che spesso si esplicita nel ritratto. Comincia la scoperta, che diventa anche profonda, perché il ritratto permette di penetrare nella personalità e non fermarsi alla persona. Ma ad un certo punto questo non basta più. Dal ritratto, che è prendere qualcosa che è là ... è presente, come la persona che hai davanti, vuoi costruire qualcosa, che è proprio tuo, qualcosa che nessuno al di fuori di "noi" potrà mai ripetere, ed ecco allora la costruzione del movimento, del corpo come attore unico e perfetto che tutto narra.

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Dante Farricella
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