Femminicidi, violenza brutale alle donne, occhi pesti. I media ci rendono purtroppo conto ogni giorno di episodi di violenza che hanno come vittime le donne. Non di rado con un’insistenza morbosa sui particolari. Tutti inorridiscono, tutti si scandalizzano, si dissociano, ma la persona comune il più delle volte reagisce affermando la propria distanza dai comportamenti che a quella violenza hanno portato: “No, da noi questo non succede”, “io non sono così”. E dunque non ci si interroga mai su cosa davvero prepara l’esplosione della violenza.
Di quante piccole violenze quotidiane siamo inconsapevoli testimoni o forse addirittura attori? Quante volte di fronte a comportamenti irrispettosi e, sì, violenti, magari non fisicamente, ma psicologicamente, giriamo la testa o non ce ne accorgiamo neanche? In questa nostra società, per tanti aspetti così evoluta, c’è ancora un livello di violenza di genere tollerato, accettato, ritenuto cosa normale o quantomeno inevitabile. Quali ne sono le manifestazioni e i segnali? Quali pensieri e comportamenti costruiscono quella mentalità che “violenta” le donne, fermandone l’emancipazione e relegandole in una sostanziale inferiorità rispetto all’uomo?
Questo mi sono chiesto e ho chiesto a tante persone che sono intorno a me. L’ho chiesto a donne e uomini, di diverse età e ceto sociale. Ho voluto vedere con gli occhi di ciascuno, occhi di donna e occhi di uomo, che cosa consideriamo “violenza” sulla donna e renderlo disponibile alla riflessione collettiva, dandogli forma fotografica.
La speranza di questo progetto è quella di contribuire all’uscita da una visione stereotipata della violenza sulle donne, che abilita l’indifferenza dei più, di stimolare una presa di coscienza comune su quanto nella vita quotidiana di ciascuno prepara, avalla, alimenta una violenza che fa male alle donne e a tutti.