Nella nudità c’è la rivelazione della corporeità dell’essere umano, con tutte le sue valenze biologiche, esperienziali, relazionali, c’è il discrimine tra la dimensione personale e intima e la dimensione sociale della persona, c’è persino il mistero della felicità e del dolore ... insomma troppo perché l’arte possa non occuparsene (da "Il corpo svelato" Città Nuova Editrice)
La verità di un corpo nasce nella relazione fra l’intenzione di chi lo mostra e quella di chi lo guarda. "Divieto di restauro-Corpi veri" esplora questo incontro tra corpi che si offrono semplicemente nella loro singolarità, senza trucchi, né secondi fini, e uno sguardo curioso ma non invadente, che tenta di incontrare la persona in ciò che di essenziale vuole dire col suo corpo.
Una ricerca che passa anche attraverso la disponibilità di chi è davanti all’obiettivo a mettersi in gioco, spogliandosi più che degli abiti, dell’immagine che vogliamo dare di noi, per trovare ciò che si è più profondamente: nel corpo fermo e nel corpo in movimento, in quello oggettivamente bello, così come in quello segnato da cicatrici forse non solo esteriori.
Una ricerca declinata al femminile non per volontà dell’autore, ma poiché la donna è forse più disponibile a lasciar emergere quell’interiore verità che chiede - spesso invano - d’essere colta oltre il corpo.
In tempi in cui la nudità, insistita, ostentata, patinata, nasconde più che rivelare, diminuendo la persona più che esaltarne la grandezza, "Corpi veri" ci provoca a guardare e a vivere il corpo come recinto sacro dell’umano, da accostare con meraviglia e gratitudine prive di imbarazzo.